Papasso chiede un incontro al ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin: «Fermi lo scempio della bretella di Sibari: è un attacco alla natura, al paesaggio e alla storia».
Le premesse che hanno portato alla redazione della missiva sono note: sul territorio del Comune sibarita, Rete Ferroviaria Italiana, RFI, intende realizzare nel pieno centro di Sibari la cosiddetta “lunetta o bretella di Sibari”, che consiste nel collegamento diretto con le linee ferroviarie Metaponto - Reggio Calabria e Cosenza - Sibari. Un’opera che, se realizzata, emarginerebbe non solo il territorio dell’intero Comune di Cassano All’Ionio, ma anche l’Alto Jonio Cosentino e il comprensorio del Pollino non permettendole di avere accesso all’Alta Velocità.
«Il Comune di Cassano All’Ionio – scrive il sindaco Papasso – ha già espresso parere sfavorevole: le motivazioni principali del diniego riguardano il considerevole impatto paesaggistico ambientale che l’opera che si intende realizzare avrà sul territorio. L’area in questione è considerata di notevole interesse pubblico proprio per la valenza paesaggistica. È caratterizzata, ad esempio, dalla presenza della Riserva Naturale della “Foce del fiume Crati” e soprattutto dall’area Sic denominata “I Casoni di Sibari”, habitat naturale per specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. In particolare, è proprio in quella zona che avviene un’intensa attività di nidificazione della cicogna bianca. L’ecosistema, con la realizzazione dell’opera, potrebbe essere seriamente compromesso e messo a rischio. Ci troviamo nel cuore della Magna Graecia: Sibari, infatti, è rinomata per la sua importanza storica- archeologica, vi sono difatti aree con segnalazioni di rinvenimenti archeologici che potrebbero essere pregiudicate».
Il progetto “lunetta di Sibari”, infatti, prevede la costruzione di un’opera in sopraelevazione fortemente impattante per il territorio e consiste nella realizzazione di due viadotti ferroviari, uno dei quali con lunghezza complessiva di circa 330 metri, composto da nove campate da 30 metri e una campata principale da 60 metri sopra la strada SS 106. Mentre il secondo viadotto, composto da un’unica campata da 20 metri. Gli impalcati dovrebbero essere sorretti da pile le cui altezze variano dai 4.60 ai 7.10 metri. Le due pile per la campata maggiore da 60 metri dovrebbero realizzarsi in cls a sezione rettangolare vuota, con dimensioni esterne 10.45 x 3.20 metri. Un impatto anche visivo da non sottovalutare che deturperebbe irrimediabilmente l’immagine del territorio a forte valenza turistica e agricola. Nonché l’impatto acustico, causato dalla percorrenza dei treni, se si considera che la predetta opera dovrebbe ricadere proprio nel centro abitato senza alcun rispetto delle distanze minime rispetto ai fabbricati esistenti. Ad aggravare il tutto, anche la presenza dell’Istituto Alberghiero. «In ultimo – sottolinea il primo cittadino – la realizzazione dell’opera “lunetta di Sibari” non è localizzata in conformità alle prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali vigenti, poiché non prevista in sede di pianificazione e di sviluppo del territorio tra gli interventi strategici di collegamenti infrastrutturali, in particolare di quelli ferroviari».
Perché scrivere al Ministro Pichetto Fratin? «Perché dalla nota pervenuta al Comune – argomenta Papasso – si evince che non è stato ancora rilasciato il decreto di compatibilità ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di concerto con il Ministero della Cultura. Pertanto, prima del rilascio del decreto – chiude la missiva – le chiedo un incontro per meglio rappresentare le doglianze del territorio e le motivazioni che portano a sostenere convintamente le ragioni del NO alla realizzazione dell’opera. Come disse il celebre archeologo François Lenormant: “Non credo che esista in nessuna parte del mondo qualcosa di più bello della pianura ove fu Sìbari. Vi è riunita ogni bellezza in una volta: la ridente verzura dei dintorni di Napoli, la vastità dei più maestosi paesaggi alpestri, il sole ed il mare della Grecia”. Pertanto l’esigenza di scriverle questa nota è dettata dal fatto di non volerla rendere inconsapevolmente e indirettamente responsabile di una vera e propria mostruosità che, se realizzata, avrebbe ripercussioni negative e deturperebbe per sempre il territorio di Sibari».