PAOLA. Il Gruppo Consiliare Rete dei Beni Comuni: “Porto turistico di Paola. Promozioni tante, certezze ancora poche”.
Il Porto turistico rischia di rimanere ancora al palo; è proprio il caso di dire che occorre invertire la rotta. È quanto mai opportuno far ripartire un dialogo tra forze responsabili che sinora è mancato. Dare risposte alla cittadinanza e alle forze politiche. Il capogruppo consiliare di Rete dei Beni Comuni Andrea Signorelli è da oltre un anno che chiede precise delucidazioni al Comune. Il rischio è quello di perdere tempo, di sbagliare ancora i calcoli e non è nemmeno escluso di avere poi anche un ingente debito sulle spalle. Vorremmo accogliere l'invito alla "concordia" per invertire la rotta prima che la nave si infranga sugli scogli ma i tanti comandanti, tutti accomodati alla buvette, impediscono qualsiasi forma di dialogo. In questi anni abbiamo dimostrato ai cittadini un metodo diverso di amministrazione della cosa pubblica, improntato alla trasparenza, alla programmazione, al rispetto delle regole e al rispetto verso ogni cittadino. Ed è questo quello che chiediamo oggi all'Amministrazione comunale. Ogni euro investito è frutto di sacrifico e per tale non possono essere sprecati soldi in spese inutili. Tra spese tecniche, monitoraggio, fondo incentivante, supporto al Rup e consulenze/pubblicità ci sono a disposizione quasi 6 milioni di incarichi da affidare. Il Comune di Paola oggi non è nemmeno proprietario del progetto per il quale ha richiesto il finanziamento. Il progetto “Porto dei Normanni” è infatti di proprietà della società Marina di San Francesco S.p.a., di cui il Comune di Paola è socio se, intanto, con plurime delibere di consiglio comunale, non ne avesse sancito la dismissione. Il Comune ha quindi richiesto un finanziamento per un progetto che non è suo. Ed era questa una questione che andava subito chiarita e portata a soluzione. Andrea Signorelli ha più volte segnalato questa anomalia, anche in sede di ultimo consiglio. La risposta dell’Amministrazione è stata quella di affidare incarichi di consulenza, per stabilire di chi fosse la paternità del progetto, se del Comune oppure dalla società di cui il Comune era partner. Soldi sprecati per sopperire a un’ovvietà che era stata segnalata loro gratuitamente. Servirebbe anche aggiornare il costo degli espropri. Le 500mila euro previste potrebbero non essere sufficienti perché ci si è basati su tavole vecchie di 40 anni mentre la situazione tutta intorno nel tempo cambiava. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che si è aspettato troppo e il progetto Porto è diventato troppo vecchio rispetto a quando era stato elaborato. E pensare solo che nel 2021 questo gruppo consiliare aveva presentato un progetto per la costruzione di una darsena con collegamenti diretti alle Isole Eolie e finalizzata a sfruttare una tipicità unica della nostra zona, ovvero il fatto che la spiaggia si trova allo stesso livello della ferrovia. Ciò sarebbe stato utile per incentivare l’intermodalità treno/nave e favorire così il raggiungimento di altri porti. Con un progetto come questo, dal costo pari a solo un decimo rispetto a quello dei Normanni (5 milioni a fronte dei 52 richiesti), gli appetiti sarebbero stati minori e la città di Paola, che attende dal 1800, avrebbe finalmente avuto il proprio scalo navale. Nel frattempo si stanno spendendo “anticipatamente” in vetrine e passerelle varie il milione di euro ricevuto dalla Regione. E il timore è che siamo solo all’inizio.
Il Gruppo Consiliare Rete dei Beni Comuni